Grigliata di Chiappe. Le mie.

 Il Signor E. mi guarda con quel misto di esasperazione e onniscenza.

Io mando giù la tequila e mi ficco in gola in malo modo lo spicchio di limone.

"Fottiti!" gli dico, a bocca piena.

E potrei andare avanti così, tutta la notte, a trangugiare tequila e a insultarlo con la bocca piena di limone.

Ma non risolverebbe di certo il problema.

" Quale sarebbe il problema, stavolta?"

"Non c'é."

" Non....SCUSA???"

" Non c'è il fottuto problema, ed è questo il vero problema!!"

Altro giro, altra corsa, altro sale tequila e limone, e altra conseguente imprecazione.

Spiego meglio:

Ho questa abitudine: Quando sento odore di bruciato, non mi soffermo a cercare di capire se si tratti di un allegro e innocuo barbecue o un incendio livello Australia 2020. 

Io scappo.

Scappo a prescindere.

Io scappo come se l'incendio livello Australia 2020 stesse banchettando con  le mie chiappe, come se il piatto forte di quell'allegro barbecue sia io.

" Il fatto sconcertante " sentenzia il Signor E. con una fastidiosissima noncuranza, "E' che tu decida puntualmente di scappare dagli allegri e innocui barbecue e ti sieda nella posizione del loto in mezzo agli incendi livello Australia 2020. E dire che ti ho sempre attribuito una notevole capacità di giudizio...

Qual'è il problema, Ora??"

Incalza.

Incalza con la stessa premura con cui io continuo a infilare fette di limone in gola dopo gli shot di tequila.

Perchè si, in realtà un problema c'è, ed è "IL PROBLEMA" che svetta davanti a me, enorme e magistralmente illuminato da fari a led.

E se non lo vedo, è solo perchè son talmente abituata alla sua monolitica presenza che preferisco ignorarla.

" Coraggio, Qual'è il problema??"

" Il problema è che sono talmente assuefatta, abituata, allenata ai problemi, ai drammi, ai disastri emotivi, che quando non ce ne sono mi agito. Mi agito tanto. Li cerco, come una tossica in astinenza in  cerca della dose della buona notte, come se fossero ossigeno puro, come se fossero necessari. "

" Eppure, hai sempre detto di volere un pò di sana serenità. E' abbastanza asssurdo e paradossale quello che fai, no?"

" Fintanto che è avvenuto in modo automatico, sicuramente. Ma ora... Ora è diverso. Ora la vedo diversamente..."

Sale

Tequila

Limone.

Stavolta è il Signor E. a prepararmi da bere, mentre sorride soddisfatto.

" E' come se quel vuoto, dovuto a drammi e a mancanze, fosse la sola cosa, la sola realtà che abbia mai conosciuto.

E' facile per me, ormai, sguazzare e sopravvivere in quel buio.

Ma si sopravvive, nel buio. 

Io voglio vivere. 

E lo so, la luce, per forza di cose, ferirà i miei occhi che non sono abituati, finchè non mi abituerò. Il vuoto si riempirà e, paradossalmente, farà malissimo, perchè sono come uno di quei prigionieri digiuni che dopo settimane riprendono a mangiare. Potrei anche morire nel tentativo, lo so."

" Stai lasciando il tuo Habitat, la tua vera comfort zone."

" Lo so. Era esattamente questo, una zona inospitale, ma conosciuta e quindi facilmente vivibile e gestibile per me. Era l'unico modo per sopravvivere che conoscevo.

Scappare per difendermi, non farmi raggiungere da nessuno, non farmi trovare, se non da quel buio vuoto, freddo e familiare." 

" E allora, quale sarebbe il problema?"

" Il problema è che è tutto normale. E' tutto sorprendentemente naturale. E' tutto lento e rilassato, come dovrebbe essere. E' tutto onesto, limpido e cristallino. Sereno, pieno. E io davvero, non so come si sta in mezzo a queste cose. Quasi meglio gli incendi emotivi che ti bruciano fino alle ossa, piuttosto che rischiare di sciupare una cosa di tale bellezza. Ecco qual'è il problema."






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