Rottura

 E' passato del tempo. 

Tempo  nel quale ho annaspato. Sperando di sanarmi in qualche modo, da sola.

Ma accadde oggi. 

E a ricordarmelo non è stata di certo una stupida funzionalità di Facebook, o del mio cellulare che si ostina a volermi mostrare le mie foto del passato " sperando di farmi felice con i miei fottuti ricordi del cazzo" .

 No, non c'è traccia di quelli. 

Ma accadde proprio oggi.

Il momento in cui qualcosa in me si ruppe definitivamente. 

Lo fece in modo silenzioso e devastante, una frana emotiva che trascinò via pezzi, sradicandoli da me.

Molti sono tutt'ora dispersi in quel fango gelido e colloso.

Quello che sono riuscita a ritrovare ho cercato di ricucirmelo addosso, ma non sta più su, come se mi fossi fatta più piccola, più curva.

E ho cancellato tutto quello che poteva essere cancellato, eliminato ciò che andava eliminato e bruciato ciò che andava bruciato. 

" Sei sempre stata molto brava in queste censure. "

Già.

Ma oggi un qualcosa di estremamente violento e fisico mi ha ricordato tutto.

Un battito del cuore che salta, la conseguente accelerazione per recuperarlo, la trachea che si serra in modo doloroso, l'aria che si strozza in gola, tutto il mio corpo che si irrigidiva in uno spasmo repentino, contratto e secco.

E ho sentito il cuore corrermi fin dentro al cervello, mentre pensavo di soffocare e con i piedi cercavo il pavimento freddo.

Mi sono fermata sentendo quel freddo solido e rassicurante, e ho ricordato che nulla di te esisteva più.

Tu non c'eri più, anche se eri esattamente dove sei sempre stato: lontano.

A una distanza di sicurezza che poteva permetterti di prendere a piene mani tutto ciò che c'era da prendere, ma al sicuro, con la via di fuga sotto a un piede.

Ho perso per la strada tutte le mie parti migliori, nel tentativo di mostrarti che tu non avevi nulla da temere da me. Ho perso la mia tranquillità per donarla a te. Ho perso tutto il mio amore, che è servito a curarti e a darmi il colpo mortale.

E la colpa è solo la mia, perchè ti ho messo nella posizione di poterlo fare.

E' più dura fare i conti con me, che sopravvivere.

E' più semplice nascondersi e morire lentamente ogni giorno di più che aprirsi a un mondo che non mi ha mai realmente voluto.

E in questa posizione scomoda di non vita, nella quale eseguo tutti i miei compiti alla perfezione, mentre indosso la mia maschera che nessuno nota, mentre vado avanti e smetto pure di chiedermi perchè, mi sorprendo nella mia paura che mi fa sentire chiaramente cosa vorrei.

Una mano da stringere forte.



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