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Visualizzazione dei post da dicembre, 2011

La volpe e l'uva.

Capita nella vita, a volte. A me capita sempre nel momento sbagliato però. Quando sono felice, ad esempio, e tutte le difese che ho vengono abbandonate vigliaccamente lasciandomi sola. Sono momenti di folle lucidità nei quali ogni pensiero diventa scheggia argentea conficcata nel cervello, nei quali ti rendi conto che tutto quello che non ritenevi importante diventa fondamentale, indispensabile. Momenti nei quali quella parte di te, ben nutrita al sicuro nel buio della solitudine con sogni sussurrati e speranze leggere, muore. Muore così: guardandoti negli occhi con un ghigno gelido. E tu non puoi fare nulla, se non guardare e tacere, e inghiottire lacrime senza permettere al tuo cervello di esplodere. Non puoi nulla, oltre questo, davvero. E forse un giorno, senza motivo, mentre le sentinelle della tua emotività stanno facendo bisboccia anzichè vigilare ti ritroverai a guardare e a vedere, a sentire dentro, nella parte più nascosta e profonda di te tutto quanto.

La mia vita non è un film!!....Credo...

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La mia vita non è un film, lo dico spesso. Ma in questo caso ci si avvicina parecchio...sconcertante, no? Non ricordo chi mi disse di guardare il film Elizabethtown. Ricordo però che mi disse "cacchio, sembra che parlino di te!" Alla fine l'ho visto, piombando in un immenso flashback di pezzettini di vita vissuta, ricordi sparsi e frasi già sentite... Lei e lui, incontro casuale e intensissimo, lei particolare, "unica nel suo genere", per non dire assurda, lui che vorrebbe suicidarsi per un fallimento nella sua vita lavorativa ma che prima deve organizzare il funerale del padre. Si, diciamo che i presupposti sono del tutto simili a quelli delle mie incasinatissime storie. Ma, come dice la splendida madre di lui "Ci vuole tempo per tirare fuori la gioia dalla vita." Lei che apparentemente è fidanzata, ma poi si scopre che si è inventata tutto per la paura folle del legame che stava nascendo con lui, sapore dolceamaro e p

.LEI.

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Ho la fortuna di svolgere un lavoro spendido. Difficile ma splendido. Un lavoro dove, se vuoi, puoi fare la differenza, puoi lasciare un segno; un lavoro che in quanto a soddisfazione personale ti permetterebbe di vivere di rendita emotiva per anni. Poi c'è LEI. Lei che arriva al mattino con lo sbuffo già carico nelle guance e il lamento pronto per qualunque cosa, lei che non ha voglia di far nulla ed ha una critica per tutto e per tutti, lei che con la sua sensibilità se ne frega dei risultati ma va avanti per inerzia e pensa al suo stipendio, a criticare chi la pensa diversamente da lei, pur svolgendo il suo lavoro in modo ineccepibile, a chiedere consigli e a non seguirli, a prendersi meriti non suoi. Sia chiaro, io vado a lavoro perchè devo mantenermi, ma già che ci sono perchè non svolgerlo al meglio cercando di dare il massimo? Perchè non fare in modo di rendere il mio "tempo produttivo" che è più del tempo per me, tempo in cui crescere, tempo in cui conosce