Scatole

Con le mani impolverate e sporche la tiro giù.
Strati di tempo depositati sopra, chissà cosa madonna ci sarà dentro, mi dico.

La apro e mi paralizzo.
Una montagna di vecchie foto.
Come le vedo sento dei ricordi travolgermi e soffocarmi.
Tutti insieme.

Ormai è inutile chiuderla.

Compleanni di decenni fa, amici perduti.
Alcuni sono morti, altri sono andati via, alcuni ancora sono semplicemente spariti chissà dove.

Quello che mi fa più male però è vedere il mio sguardo e scoprirlo così diverso da ora.
I segni del tempo non li noto nemmeno, ma vedo le cicatrici del dolore, della rabbia, della delusione.

Hanno formato un velo dalla trama fitta sui miei occhi, e li hanno resi tristi e stanchi.

Vorrei poter dire a quella ragazzina dallo sguardo fiducioso di fuggire.
Di non aspettare niente e nessuno, perché niente e nessuno aspetteranno lei.
Vorrei poterle dire di abituarsi alle poche briciole che riceverà, che dovrà farsi bastare.
Vorrei poterle dire che la maschera che dovrà indossare diventerà un tutt'uno con la sua carne, e che spesso lei stessa non si riconoscerà.
E non realizzerà nessuno dei suoi sogni o dei suoi progetti. Nemmeno quelli più stupidi che la gente normale nemmeno apprezza.
Non lascerà niente dietro di sé.
E nessuno camminerà accanto a lei, se non per prendere ciò di cui ha bisogno e poi andarsene via lasciandola ancora più vuota e sola.
E che tanto tutti se ne sarebbero andati.
Vorrei dirle che dovrà lottare. Sempre. E che non sarebbe servito a nulla.
E che dovrà sopravvivere a tutto questo da sola, trovando la forza nel niente che la manderà sempre avanti.
Verso altro niente.

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