Mi siedo. Penso. Fumo. (dunque, sono)

Mi siedo, penso, fumo.

Provo ad alzarmi, a fare qualcosa.
Mi ritrovo di nuovo seduta a fumare e pensare.
Mi alzo di nuovo.
Non concludo niente.
Fumo.
Mi siedo.
Soffoco nella stasi,
annaspo nella paura.
Mi vergogno anche a raccontarlo, ma se non lo faccio non sopravvivo.

Non volevo questo.
(Mi siedo, penso, fumo)

E non lo volevo non perchè non lo volessi magari, ma forse non sono ancora pronta per affrontarlo.
Il teatrino della fiducia.
Conoscersi, scoprirsi, fidarsi.

Mi ha sempre portato a raccogliere cocci sempre più piccoli di me.

(Mi siedo, penso, fumo)

No. Non sono pronta. 

Ma ci sono dentro mani e piedi e nella modalità peggiore, cazzo.

( mi siedo, penso, fumo.)

E sono arrabbiata, perchè non doveva assolutamente andare così.
Ero preparata a dire tutt'altra cosa, ero preparata a rimanere al sicuro, ero preparata a non farmi minimamente toccare dagli eventi, ero convinta che sarebbe finito tutto lì.
E invece no, e non so perchè.

( mi siedo, penso e fumo.)

Perchè nel frattempo macino ricordi di bugie e inganni, di cose dette e non mantenute, di teatrini davvero recitati ad arte per il nulla più totale. Il dolore, la paura, il senso di smarrimento, e poi il cercare ogni volta di sopravvivere.
Perchè la fiducia che dai al prossimo non è un serbatoio infinito che si autorigenera e perchè un essere umano regge a queste cose, per carità, ma cambia e ogni volta in modo diverso.

Mi siedo, penso, fumo.

Mi sento come un animale selvatico stanato e in trappola, con le spalle al muro e un fucile puntato in faccia a distanza ravvicinata.
Non è affatto piacevole.

E allora mi siedo, penso e fumo.

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