Non c'è MAI fine al peggio.

No, non c'è MAI fine al peggio.
Però uno a un certo punto della sua vita pensa di averle viste e sentite ormai tutte, e di essere in qualche modo non dico al sicuro, ma di certo rafforzato.
E INVECE NO.

Dopo il peggio, c'è altro peggio, non prendiamoci per il culo.

Dicevo di avere un lavoro splendido.
Un lavoro che ti permette di fare la differenza, di crescere, di aiutare e sentirti parte di qualcosa...
E quando parlavo in questi termini con i miei colleghi anziani sono sempre stata frenata, in qualche modo...E ora capisco perchè.
Lavorare nel sociale, nel sostegno nel mio caso, è un'esperienza durissima: una sfida continua contro i tuoi limiti, contro i limiti dell'ignoranza della gente, contro l'arroganza di chi ti si mette accanto sabotando il tuo lavoro, contro chi si prende i tuoi meriti, contro i pregiudizi...Quasi contro tutto e tutti, e questo per il benessere di un solo individuo. Lo faccio da anni con passione, lo faccio dando il massimo e fregandomene dei pregiudizi, dei meriti rubati, dell'altrui arroganza e via dicendo. 
Sto comunque facendo qualcosa per questa persona. Punto. Il resto sò stronzate enormi.

Ma poi, ti metti a guardare il tuo lavoro, quello che è stato fatto da anni fino ad oggi, e ti rendo conto che qualcosa non va.

Ti rendi conto del fatto che avendo ottenuto 5 da una persona che secondo gli standard poteva tirar fuori al massimo 2, allora ti si chiede 10.
Che per carità, ci starebbe tutto, se non ci fossero limitazioni che andrebbero considerate.
E ti rendi conto che tu, volendo, quel 10 puoi anche tirarlo fuori dalla persona che dovresti aiutare, frustrandola, pungolandola, stressandola e massacrandola...per cosa??

A cosa serve sapere a memoria le Catilinarie se poi non distingui un euro da 50 cents ?
A cosa serve sapere come funziona una disequazione se poi hai difficoltà anche a reggerti in piedi?
A cosa serve sapere vita e opere di Catullo se poi non riesci a vestirti, o a fare le cose che noi facciamo in automatico, cose banali alle quali nemmeno pensiamo, per quanto ci escono meccaniche.

Delle Catilinarie ricordo qualcosa. Grande opera, certo, ma all'atto pratico vivrei benissimo anche ignorando la sua esistenza.
Le disequazioni prescindono da tutto ciò che è il mio mondo. Nonostante tutto riesco a fare spesa senza che mi freghino sui resti. 
Fico, no?

Mi viene da pensare che io non stia facendo abbastanza, o che stia seguendo la strada sbagliata.
Mi viene da pensare che se sono un'assistente per l'autonomia e la socializzazione, dovrei quantomeno cercare di renderla autonoma, 'sta persona, prepararla un minimo a gestire le cose banali e meccaniche che per lei non sono affatto banali e meccaniche, tutt'altro.

Ma invece devo stare lì, a scuotere e pungolare perchè 'ste cazzo di Catilinarie DEVE saperle a memoria, non sia mai...
e il resto si perde tutto chissà dove.
E mi sento davvero inutile per quella persona che mi hanno affidato da anni e che dovrei aiutare, mi sento come se la stessi tradendo per colpa delle altrui aspettative.

..mi viene anche da pensare che ormai il sostegno è diventato solamente un modo per sollazzare l'ego di genitori che non accettano il problema dei loro figli e si aspettano il miracolo, caricando te di responsabilità, chiudendo gli occhi per non vedere e aspettandosi cose che sarebbe assurdo chiedere anche a chi, quelle limitazioni non le ha.
Ma non è colpa loro, che sono solo dei genitori che cercano di affrontare la cosa al meglio delle loro possibilità, da soli.
E quindi diventa naturale che la loro creatura anche se vessata di problemi e attività debba sapere le Catilinarie a memoria, pur ignorando le cose pratiche della vita. Per quelle in qualche modo si farà.

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